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Il 95% dei fumettisti italiani fa letteralmente la fame!

Quanto si guadagna a fare fumetto in Italia? Un cazzo o per dirla in modo più chiaro, il 95% dei cosiddetti fumettisti fa letteralmente la fame. Lo rivela il sito Wired in un articolo pubblicato qualche mese fa che solleva il velo di bugie su un settore che la fanta pandemia prima ed il reset dell’economia ha distrutto. Il pezzo prima snocciola i dati secondo cui quello italiano sarebbe il secondo mercato in Europa dopo la Francia con 256 editori e oltre 2.000 fumettisti in attività.

La fonte è uno studio realizzato da un sito di ricerca di Lucca, sede della più importante convention del fumetto in Italia. L’indagine rivela i motivi di questa crisi, che non attira nuove leve ad entrare in un settore in disfacimento. Il primo sono i compensi bassi che obbliga il 70% dei vari fumettisti a fare un secondo lavoro in altri settori, altrimenti non riuscirebbero a mangiare. Avete presente quelli che sui diversi social fanno gli stronzi? Quasi tutti sono un branco di falliti.

In cifre la situazione appare ancora più drastica. Il 4% riceve un ricavo netto annuo più di 30.000 euro (circa 3.000 euro al mese, il doppio di un dipendente che lavora da schiavo nel mondo pubblico o nel privato). Il 14% riceve tra i 10.000 e i 30.000 euro all’anno, il 19% tra 5.000 e 10.000 euro all’anno, il 43% non più di 5.000 euro mentre gli altri si vergognavano troppo a dire che non venivano pagati. Il secondo problema è la saturazione del mercato con più titoli che lettori.

Non è difficile situare quel 4% di fortunati ricchi (ma in realtà oggi con 2.700-3.000 euro al mese a stento campi bene) tra gli autori di punta di Bonelli e Disney (fumettisti che lavorano su Tex, Dylan e Topolino). Tutti gli altri pagano poco. Non ho dei dati certi, ma è difficile pensare che un artista di Diabolik oggi guadagni più di 40 o 50 euro a tavola. Forse Faraci che fa lo scrittore prende di più ma in Astorina scrive solo lui e lo fa bene, quindi possono pagarlo abbastanza.

Come editori al primo posto c’è la Bonelli, secondo i bilanci che sono pubblici, poi la Panini e la Star Comics, che, tuttavia, pubblicano solo fumetti su licenza (pagano solo i traduttori e i costi di stampa mentre le licenze costano poco). All’estero va un po’ meglio, ma non più di tanto rispetto all’Italia. In Usa la crisi è palpabile e le major hanno difficoltà a far euscire tanti fumetti come anni fa, mentre in Giappone si riesce grazie agli anime a fare ottimi affari in questo durissimo settore.

Tutto ciò si ripercuote sulla qualità dei fumetti perché, come mi ha raccontato un fumettista abbastanza noto in privato, se ti pagano di merda tu non puoi non fare un lavoro di merda ed ovviamente sui prezzi che crescono mentre calano le vendite. Io oggi spendo sempre i soliti 20,00 euro per i fumetti (40.000 delle vecchie lire), ma a differenza di anni fa, con questi soldi riesco a comprare meno fumetti. Poi c’è Zerocalcare, che guadagna perché lui è lui e gli altri sono niente.