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Bonelli lancia un cartoon su Legs Weaver… perché è lesbica?

Oggi è arrivata la notizia che la Bonelli ha presentato una nuova produzione animata dei suoi personaggi dopo quella di Dragonero, passata piuttosto inosservata. Mi sarei immaginato un cartoon su Tex o Dylan Dog o Zagor o addirittura Nathan Never, un bel cartoon in stile science fiction e invece… è arrivata Legs Weaver. Una decisione priva di senso dato che Legs Weaver non ha una sua serie regolare (benché l’abbia avuta molti anni fa, poi chiusa per basse vendite) ed è un personaggio secondario e noto ai lettori di Nathan Never, dove fa parte del cast dell’Agente Speciale Alfa. Quindi perché proprio Legs Weaver? Sarà forse perché è una lesbica e la Bonelli vuole ammiccare ai radical chic? Questa sembra l’unica ragione plausibile di una scelta altrimenti assurda.

Creata dal Michele Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna, l’agente speciale al servizio dell’Agenzia Alfa Legs Weaver debutta nel 1991 sulle pagine di Nathan Never, che è stato primo eroe seriale di fantascienza della scuderia di Sergio Bonelli Editore. Il successo del personaggio tra i lettori del mensile fa sì che, nel 1995, Legs abbia una serie regolare andata avanti per oltre 100 uscite mensili e numerose iniziative collaterali (speciali, maxi, miniserie…). Legs è stata quindi la prima eroina donna dell’universo Bonelli a essere titolare di una testata tutta sua. Però… siccome è lesbica e c’è da ammiccare ai radical chic, ecco che si punta su di lei sperando di avere ottimi riscontri da parte di quei salotti mediatici che vanno matti per queste forme di devianza.

Le storie di Legs Weaver si svolgono nel lontano futuro della Terra. Legs e i suoi colleghi agenti dell’agenzia di vigilanza e di sorveglianza Alfa, fra cui proprio Nathan Never, vivono e si muovono tutti nella stessa Città Est. La futuristica metropoli in cui abitano decine di milioni di persone è ricettacolo di ogni pericolo: dai piccoli criminali ai folli animati dal desiderio di dominare il mondo. Caratteristici dei fumetti di Legs sono l’azione e l’adrenalina, l’ironia e il divertimento, ma l’atmosfera scanzonata non deve trarre in inganno: sotto sotto arde sempre e comunque il fuoco della pura avventura! O almeno così dovrebbe essere. Oggi le storie di Nathan Never sono una palla! La ragione per la quale forse la Bonelli non lancia un cartoon su Tex è che dato il contesto storico sarebbe difficile infilare nelle storie contenuti lgbt, gender, woke e altre controverse cose affini.

Il sistema del fumetto italiano sta fallendo ma nessuno lo dice

La notizia del nuovo aumento dei prezzi di copertina della Bonelli ha sorpreso solo coloro che, assuefatti alla narrazione dominante secondo cui va tutto bene, non hanno ancora riacceso il cervello. In realtà, non va bene un cazzo e si può dire che il sistema del fumetto italiano stia andando tutto a puttane. Gli editori infatti aumentano i prezzi per sopperire alle pesanti perdite derivanti in parte dal calo di lettori e soprattutto dall’aumento dei costi di produzione, in primis carta ed energia, ma non aumentano la qualità dei contenuti così la gente è più indotta a lasciare le varie letture piuttosto che a fare sacrifici per continuare a comprare le diverse collane proposte.

Un altro elemento tragico della attuale situazione è l’euro, che oltre a devastare l’economia di un intero continente, genera aumenti molto superiori al periodo in cui c’era la lira. Se prima infatti gli aumenti, che arrivavano ogni 3-4 anni, erano di 100-200 lire, oggi i 50 centesimi di euro equivalgono a 1.000 lire, cinque volte gli aumenti del tempo della lira. Eppure oggi ci sono ancora persone che non credono al fatto che con l’arrivo dell’euro le cose siano peggiorate né credono che l’euro fu solo uno degli elementi che la cricca della masso-finanza ha ideato per mettere in ginocchio i popoli europei. Hanno spento il cervello da tempo e così si bevono tutto.

Sono anche convinti che oggi la bolletta è così elevata per colpa della guerra russo-ucraina e non pensano alla possibilità che dietro gli aumenti vi siano le speculazioni dei gruppi che controllano l’energia, i quali sono liberissimi di fare i loro giochi sicuri che i governi non interverranno con misure per proteggere i cittadini. Siamo pertanto tutti alla mercè delle strategie di persone e gruppi criminali al di sopra di ogni sistema legale e democratico e in piccolo anche i lettori di fumetti subiscono i nefasti effetti delle loro manovre sia pure in maniera indiretta attraverso il costante aumento dei prezzi. Già infatti si parla di un nuovo aumento che avverrà verso la fine del prossimo anno che dovrebbe portare i prezzi delle collane Bonelli a 5,90 euro. E non sarà l’ultimo.

Quindi, ci si chiede fino a che punto i lettori potranno sostenere il mercato se i prezzi continueranno ad aumentare in maniera così vertiginosa. Di questo passo chiuderanno davvero tutti o resteranno in piedi solo una manciata di editori che proporranno pochi fumetti a prezzi folli ad una ristrettissima fascia di fan, gli unici che potranno, essendo ricchi, sostenere i costi delle collane. Il fumetto cesserà di essere un prodotto popolare come è sempre stato e in una certa misura già oggi è così. Io, ad esempio, acquisto come serie regolari solo L’Uomo Ragno, Marvel Integrale: X-Men e Diabolik, oltre a Flash in lingua originale e qualche manga quando posso. Sembra poco ma tutto ciò mi costa circa 25,00 euro al mese, che secondo il vecchio conio fanno 50.000 lire.

All’epoca sarebbero stati molti dato che con un costo medio di una testata a fumetti di 3.500 lire e con un budget di 40-50.000 lire ci si poteva comprare tantissima roba (almeno 12-13 testate). Quindi l’euro non ha arricchito nessuno, tranne pochi accaparratori in grado di concentrare le ricchezze, mentre la grande massa è stata costantemente impoverita. Il fenomeno però è solo europeo e italiano in particolare. In Usa i prezzi sono cresciuti negli ultimi 25 anni, però gli aumenti sono arrivati ogni 8-9 anni circa. Nel 1993 un albo americano costava 1,25 $, poi arrivarono i titoli Image che partirono da prezzi molto alti per sfruttare il momento (1,95 $). Oggi il costo medio di un albo Usa di 32 pagine è di 3,99 $. Imparagonabile invece il costo di allora di un albo pubblicato in Italia dai licenziatari dei comics Usa con il prezzo attuale stabilito sulla base dell’euro.

Se al tempo il costo medio era di 2.700 lire (come quello de L’Uomo Ragno) oggi siamo a 10.000 lire e siccome UR esce due volte al mese il costo totale è di 20.000 lire. E pensare che anche allora i lettori si lamentavano del fatto che i fumetti costavano parecchio e quando usciva uno speciale dal costo di 8-10.000 lire erano proteste serrate sulle pagine della posta degli albi. Anche i Bonelli erano carucci. In media il costo era di 2.500 lire, ma oggi si è arrivati a 5,40 euro che equivalgono a 11.000 lire. Tutto ciò ha avuto come effetto nel corso degli anni di far calare molto il numero dei lettori, in parte delusi dal calo di qualità dei contenuti, in parte dai prezzi sempre più alti e dalla concorrenza di altre spese. E i prezzi continuano a crescere più velocemente di prima.

Bonelli: crisi infinita! A settembre il nuovo aumento dei prezzi

L’annuncio era nell’aria da molti mesi e io stesso ve ne ho parlato spesso, ma molti di voi non ci hanno creduto. Ebbene, ora è praticamente ufficiale: da settembre 2024 i fumetti Bonelli aumenteranno ancora di prezzo, passando dagli attuali 4,90 euro a 5,40 euro. 50 centesimi (1.000 lire del vecchio conio) tutte d’un botto che “voi” dovrete sborsare altrimenti il vostro editore preferito di quartiere chiuderà i battenti. Quindi, non lamentatevi e cacciate er grano, come dicono a Roma e guai a lamentarvi, altrimenti, al solito, vi bannano pure dai gruppi o vi bloccano sulle pagine.

Dico “voi” perché io ho mollato da oltre un anno le serie Bonelli, vendendo tutti gli albi che avevo (e guadagnandoci pure, alla faccia di quegli stronzi che spargono odio contro di me nei gruppi). Di tale aumento ha parlato anche lo youtuber Lucadeejay, un accanito sostenitore della Bonelli che non ha potuto non manifestare tutta la difficoltà, come si vede dal video stesso, nel dare questa notizia che significa che le vendite calano, i costi aumentano, non va bene niente (anzi, va tutto a puttane) e se siamo arrivati a questo punto, la responsabilità è della Bonelli che non si è mai detta disposta a cambiare la sua politica servile verso la narrazione di sistema schierandosi contro gli effettivi gusti del pubblico (che continua a mollare le sue serie giustamente e meritatamente).

Chissà cosa penseranno ora i vari autori della Bonelli che in qualche gruppo o forum (soprattutto di Tex) quando parlavo della crisi, delle loro scelte sbagliate e di come, alla luce di tutti questi fattori di errore messi insieme, sarebbero stati costretti ad aumentare ancora i prezzi, spesso e volentieri mi rivolgevano espressioni offensive. Il copione è quello solito: uno riporta una opinione critica verso il sistema che essi rappresentano? Scatta subito la rappresaglia. Beh, ora prendetela in quel posto poiché vi siete messi contro la realtà, la quale prima o poi trionfa sempre, come in questo specifico caso. Non è facile fare il “fumettaro” oggi, dice Lucadeejay nel video!

E dice bene, aggiungendo che qualche segnale era arrivato anche dalla recente decisione della Bugs Comics di diminuire le pagine di Kalya, la sua serie clone di Dragonero, calando però un po’ il prezzo (giusto per rendere meno doloroso il siluro che sarà arrivato nel didietro di molti dei lettori che seguono questa collana). Della crisi della Bugs Comics ho parlato bene qui, aspettatevi pure lo stesso trattamento per Samuel Stern, di cui si afferma che potrebbe chiudere a breve. Anche la Bonelli poteva evitare questo nuovo aumento (oramai, il ritmo è di un aumento all’anno) e optare per una diminuzione delle pagine, ma per i vertici della casa editrice sarebbe suonata come una doppia sconfitta, così si accontentano di una sconfitta sola. E ora su, tirate fuori er grano!

Alla Bonelli sono arrivati a questo punto perché hanno perso per strada tanti, tanti lettori e fino a quando le cose andavano bene permettevano pure a certuni, come Tiz. Sclavi, di mandare a quel Paese (cioè in culo) i lettori che si lamentavano (erano i tempi in cui Dylan Dog inedito vendeva 530.000 copie ma siccome oggi ne vende 45.000 tutti zitti, salvo qualche autore che sulla rete continua ad insultare i lettori). I costi dell’aumento sono presto detti: chi compra quattro serie ogni mese, da settembre dovrà sborsare 2,00 euro in più. E che saranno mai? Un caffè in meno! Il tutto però porterà a nuove riduzioni delle vendite poiché molti aspettavano soltanto questa notizia per avere la scusa di tagliare i rami secchi. E non è finita qui perché già si parla di un nuovo aumento a 5,90 euro per gli inizi del 2025… o pensavate di cavarvela così a buon mercato?

La crisi della Bonelli: devastata da un decennio di grandi errori

Chi dopo avere letto il mio articolo di ieri si è convinto che la crisi della Sergio Bonelli Editore sia un evento recente, magari provocato o aggravato dalla fanta pandemia e dal successivo conflitto ucraino è in errore. La Bonelli è in crisi da molti, molti anni e la causa principale è da attribuirsi alla mancata volontà di Sergio Bonelli di aprirsi alla modernità e di modernizzare il suo universo di personaggi, a partire da Tex. In quanto impresa a conduzione familiare, fino a quando un pubblico ingenuo ha comprato le storie inverosimili di Zagor o quelle ripetitive di Tex e poi quelle pseudo horror di Dylan Dog e tutto andava bene, nessuno in via Buonarroti pensava o immaginava che si era all’inizio di un disastro (che continua ancora oggi). Finché la barca va… lasciala andare…

Oggi però questa barca è alla deriva, spinta dalla corrente verso l’ignoto e se fino ad oggi non ha incontrato alcuno iceberg che l’avrebbe fatta colare a picco, è solo per una questione di pura fortuna, legata alle vendite, ancora buone, della serie mensile di Tex, senza le quali oggi Bonelli non esisterebbe più. Qualcuno, intervenendo nei commenti sulla mia pagina Facebook, non ha gradito molto i dati forniti, che per la verità, sebbene ufficiosi, girano nelle conversazioni degli addetti ai lavori, se ne parla liberamente alle fiere del fumetto o in chat private e molte di queste voci sono arrivate a me, che ho poi riportato a voi. Con le sue 140.000 copie, Tex è ancora il primo fumetto italiano, nonostante le trame ripetitive, noiose e sterili del suo curatore Mauro Boselli e grazie al fatto che il pubblico texiano è abitudinario, legge la stessa solfa da più di mezzo secolo, non si lamenta mai e considera chi scrive su Tex un genio della letteratura. Ma c’è un problema.

Un grosso problema perché per Tex non si è avuto un ricambio generazionale. Oltre il 90% dei suoi attuali lettori hanno più di 60 anni, mentre tra i giovani, oggi legati ai manga, il vecchio Aquila della Notte è ignoto. Qualcuno ha provato a fare leggere Tex ai nipoti per distrarli da Naruto, One Piece o altri fumetti giapponesi, ma il risultato è stato drammatico. Chi è Putifarre?, la prima domanda. Per chi non lo sapesse, il vecchio Kit Karson esclama sovente l’espressione Gran Putifarre per descrivere la sorpresa davanti ad una scena sorprendente. Putifarre è un personaggio biblico, la cui figura ricorre nella storia di Giuseppe nel libro della Genesi. Si trattava di un ebreo che acquistò come schiavo Giuseppe che era stato venduto come schiavo dai suoi fratelli.

Colpito dalle grandi capacità del giovane, Putifarre decise di nominarlo prima suo servitore personale e in seguito, maggiordomo e amministratore dei suoi averi. Poi però le cose girarono male. La moglie di Putifarre si invaghì di Giuseppe e costui fuggì per non tradire chi lo aveva tratto dalla schiavitù. La moglie, da grande troia, si vendicò di lui calunniandolo e quell’ingenuo di Putifarre le credette. Giuseppe cadde di nuovo in schiavitù ma poi venne liberato dal faraone. Nessun lettore giovane si sognerebbe mai di fare ricerche per sapere chi è Putifarre o di vedere il celebre film Giuseppe venduto dai fratelli. L’esempio di Putifarre è perfetto per dimostrare che Tex, anche come linguaggio, non solo per temi, genere e scenari, è un fumetto per vecchi. Basterebbe, però, togliere Putifarre e sostituirlo con una esclamazione più moderna e magari qualcuno potrebbe capire cosa dice o comunica Kit Carson, ma ciò apparirebbe un sacrilegio per il suo pubblico.

E così in casa Bonelli hanno deciso di restare intrappolati nel passato e di andare avanti con lo sfruttamento di ciò che resta del loro pubblico di vecchi per poi chiudere quando questo pubblico non esisterà più per raggiunti limiti di esistenza fisica. Negli ultimi dieci anni però il calo delle vendite ha assunto una dimensione drammatica a causa del mancato ricambio generazionale. Con la fine del secolo XX non sono arrivati nuovi lettori e così il primo decennio del nuovo secolo ha aperto la crisi della Sergio Bonelli Editore. Nel 2012 il gestore del sito Fumettologica, Matteo Stefanelli, andò in via Buonarroti e parlò con l’allora direttore editoriale, Mauro Marcheselli per farsi dire quanto vendevano i fumetti di Tex e soci. E riportò i dati nella tabella che vedete qui sotto.

Questi dati, arrivando dal vertice Bonelli, si possono considerare ufficiali. Due anni dopo andò di nuovo in via Buonarroti e si fece dare nuovi dati di vendita. Dal confronto tra i dati del 2012 e i dati del 2014 si evince in maniera chiara di quanto, in soli due anni, le vendite della casa editrice fossero calate. Un calo che non si è mai fermato, che continua anche oggi, come dimostrato dal mio articolo di ieri, in cui ho riportato i dati delle vendite aggiornati al 2024 (i primi mesi dell’anno).

In soli due anni, Tex era sceso da 210.000 a 190.000 copie, quindi 20.000 lettori persi con una media di 10.000 lettori spariti all’anno. Con le attuali 140.000 copie del 2024, si può dire che Tex in dieci anni ha perso 50.000 lettori, molto meno di quanto perduto nel biennio 2012-2014 ed è probabile che il “calo del calo” sia dovuto all’arrivo di Mauro Boselli come curatore, benché oggi il “Bos”, come lo chiamano i suoi collaboratori sia in declino totale. Ma molto peggio sono andati gli altri personaggi. Dylan Dog è uscito male dalla gestione di Roberto Recchioni e se nel 2012 vendeva 140.000 copie, oggi vende 45.000 copie. Quindi, in un decennio l’indagatore dell’incubo ha perso circa 100.000 lettori. Meglio di tutti sta messo Zagor che, al di là della guerra che i fan duri e puri dello Spirito con la Scure hanno dichiarato al suo curatore Moreno Burattini, resiste bene, avendo perso in dieci anni appena 10.000 lettori. Nessun personaggio però ha guadaganto.

E questo è il dato che preoccupa di più in via Buonarroti, poiché non si può andare avanti sempre in calo. Prima o poi, si arriverà al punto che le vendite saranno calate al punto da dover chiudere baracca e burattini. E’ possibile oggi per la Bonelli modernizzarsi ancora? Si, ma finora tutte le iniziative portate avanti dalla coppia Airoldi e Masiero, rispettivamente numeri 1 e 2 della casa editrice, sono andate male. Dei tanti personaggi lanciati, solo Dragonero resiste ancora, sebbene dal 2012 ad oggi abbia perso la metà dei lettori. La Bonelli se l’è cavata aumentando il prezzo delle testate ogni 2-3 anni però oggi spendere 4,90 euro per un albo di 96 o 114 pagine, nell’attuale situazione di crisi generale, è diventato difficile. L’errore commesso dalla Bonelli è stato di impostare i nuovi personaggi secondo i dettami della narrazione ufficiale dell’attuale sistema politico della sfera occidentale (dominato da massoneria, lobby sataniste e finanza criminale).

E così anziché costruire personaggi basati sui gusti e gli interessi del pubblico, si è finiti con il proporre personaggi da “mondo al contrario”, come direbbe il generale Vannacci. E così bisogna fare finta che la devianza, anziché interessare la medicina, sia invece un normale orientamento dei gusti sessuali o che sia normale riconoscere la cittadinanza a chi ha un colore della pelle diverso (il che può avvenire sulla carta, ma ciò che rende una persona parte di una Nazione, è un insieme di fattori, tra cui anche il colore della pelle). O addirittura fare finta che chi viene sui barconi dall’Africa lo fa per scappare da guerre e persecuzioni, quando invece ciò è il frutto di un preciso disegno di sostituzione etnica orchestrato da Soros. Tex ha avuto il suo successo fino a quando ha riscontrato i gusti del pubblico, beneficiando del ricambio generazionale. Ma poi è crollato quando è stato intrappolato nella dimensione radical chic con Mauro Boselli ed altri autori di sinistra.

Un personaggio nuovo Bonelli dovrebbe essere un ricettacolo di idee come quello del generale Vannacci, magari potrebbe trattarsi di un duro poliziotto che lotta contro il crimine, le lobby ed altro. Ma tutto ciò viene bollato come razzismo dai vertici bonelliani e così tutto resta fermo nel suo immobilismo e guai a mettere in discussioni i principi dei padroni del discorso, sebbene tutto ciò condanni le serie della Bonelli a marcire sugli scaffali delle edicole, come sta avvenendo.

Bonelli: i dati delle vendite aggiornati al 2024! Tex ancora giù

I dati di vendita della Bonelli sono un ottimo indice per capire come sta messo il mercato italiano del fumetto e dato che tutti gli altri vendono meno e stanno dietro, è facile avere un quadro complessivo che su alti siti non troverete mai perché i loro gestori sono tutti, più o meno, compiacenti con il sistema e non affronteranno mai un argomento così scomodo. Per loro va tutto bene, i fumetti vendono, sono di qualità e voi li dovete comprare perché altrimenti chi li produce sarà costretto a chiudere baracca. Ma ovviamente, non va bene un emerito cazzo, le vendite sono in calo, così come la qualità delle storie, ma non lo ammettono e chi si lamenta sui social viene bannato.

In questa classifica di dati (ufficiosi) si vede al primo posto Tex, poi tutti gli altri. Si può dire che il vecchio Aquila della Notte, anche se in declino totale a causa della gestione di Mauro Boselli, sia ciò che tiene ancora in vita l’editore. Ma se Sergio Bonelli potesse constatare questi dati, si metterebbe le mani nei capelli. In una vecchia intervista del 1998 si lamentava che alcune serie vendevano meno di 35.000 copie e quindi, per lui, rischiavano la chiusura. Da quel momento, sono passati 26 anni, la casa editrice è oggi nelle mani di suo figlio Davide Bonelli, anche se de facto é diretta dall’ex direttore di mercato Italia della Panini Comics, Simone Airoldi dal gennaio 2016.

Otto anni difficili, in cui il bilancio ha fatto registrare momenti complicati per superare i quali in via Buonarroti sono stati costretti ad aumentare i prezzi degli albi ogni 2-3 anni. Dai 2,70 euro di una decina di anni fa, oggi un fumetto standard di 96 pagine costa 4,90 euro ma già si parla di un altro aumento per la fine di quest’anno o l’inizio del 2025. Tex e Dylan Dog sono le cause principali della disastrosa situazione. Di Tex, come detto, non si è ancora presa la decisione che tanti aspettano, ovvero l’allontanamento di Boselli e la nomina di qualcuno che sia in grado di far appassionare la serie ai giovani. Di Dylan Dog sono state fatte scelte prive di senso logico, affidando la collana ad una scrittrice di romanzi young adult che nella sua vita ha scritto appena una manciata di storie e al di lei marito, che non ha mai scritto un fumetto in vita sua.

Dicono che Sclavi abbia approvato queste scelte ma è difficile credere ad una ricostruzione così assurda, così come è difficile pensare seriamente che in Bonelli si consultino con Sclavi per decidere a chi affidare la direzione della loro ex collana di punta anni ’80. Oggi Dylan Dog è un personaggio sul quale è caduta l’indifferenza dei lettori. Zagor, nonostante la messe di critiche che si concentra per consuetudine sulla testa del curatore Moreno Burattini, tiene botta perché ha uno zoccolo di fan duri e puri che, da un lato si lamentano sui forum un giorni si e l’altro pure e dall’altro, dando sfogo al masochismo innato che li caratterizza, continuano a comprare la serie.

La recente saga del ritorno di Supermike ha attirato le ire dei lettori, ma da qui a smettere di comprare la serie ce ne corre. Zagor perde circa 1.000 lettori ogni anno ed è la serie con il calo meno rilevante. Gente che nonostante la chiusura delle edicole, è disposta a fare chilometri pur di procurarsi una copia dello Spirito con la Scure. Il coraggio di tagliare non c’è. Si tenga conto del fatto che su Tex e Zagor pesano le due ristampe cronologiche a colori, comprate però essenzialmente da nostalgici. Nella zona media della classifica troviamo le serie dei decenni più recenti, da Nathan Never a Dragonero che rappresentano ormai i pochi lettori bonelliani non texiani o zagoriani. Un caso è la serie di Martin Mystère che continua ad uscire ma che dovrebbe essere in perdita.

La scomparsa di Castelli, dovuta con molta probabilità ad uno degli effetti avversi dei vaccini anticoronavirus (come capitato ad altri autori italiani negli ultimi due anni) potrebbe però agevolare la spinta dell’editore che vede ormai questa collana come un peso insostenibile. E’ probabile che si attenda l’esaurimento delle scorte di storie per chiudere con il mensile e magari andare avanti con speciali trimestrali o semestrali. Più o meno come si vorrebbe fare con Morgan Lost. Non lo ammetteranno mai, però l’esperimento che fecero anni fa con il cambio di formato ha praticamente segnato la serie di Chiaverotti. Chiude la classifica Le Storie Cult (per gli ultra-nostalgici). 

Le cause del crollo delle vendite però non riguardano solo il mancato ricambio generazionale o la pochezza delle idee (specie in Tex e Zagor), ma fattori legati alla crisi economica generale (dovuta al grande reset che le élite della masso-finanza occidentale stanno portando avanti) e alla diminuzione costante del numero delle edicole. Bonelli è l’unico editore che ancora oggi rifiuta di affidarsi ad Amazon dato che in via Buonarroti sanno bene che il lettore texiano non accetterà mai di rinunciare al suo passatempo preferito quella volta al mese: uscire e comprare la copia di Tex in edicola. Si stima che nel giro di cinque anni quasi tutte le edicole chiuderanno i battenti.

Zagor Classic diventa trimestrale: rimandata la chiusura?

Ieri è arrivata la notizia che la collana Zagor Classic della Sergio Bonelli Editore passerà da mensile a trimestrale. Le pagine aumenteranno da 96 a 144 e il costo salirà dagli attuali 4,90 euro a 6,90 euro. Sulla pagina della casa editrice non viene precisato se la collana continuerà a proporre tutte le storie di Zagor in modo cronologico o se raccoglierà solo saghe significative, assumendo le caratteristiche di una ristampa di tipo best of. Da un certo punto di vista, i lettori ci guadagnano nel prezzo, poiché per 46 pagine in più pagheranno solo due euro in più. A parte queste considerazioni semplici da fare, molte sono le domande dietro questa modifica della collana.

In primis, c’è da osservare che come al solito nessun comunicato ha annunciato il cambiamento e questo fa pensare a disorganizzazione interna. Nessuno si è premurato di far sapere ai lettori che la serie di ristampe di Zagor avrebbe avuto una modifica così incisiva. In secundis, non si sa se la serie continuerà a proporre le storie in modo cronologico o se proporrà solo una raccolta delle storie più importanti riunite in grandi saghe di due albi o più. Consultando la cronologia di Zagor, si capisce che questa storia intitolata Satko segue quella ospitata nel numero precedente della collana e quindi si può concludere per il mantenimento della riproposizione cronologica di Zagor.

Desta perplessità il cambio di periodicità, che da mensile passa a trimestrale con più pagine. Se, da un lato, la serie così resterà in edicola per più tempo, dall’altro impiegherà più tempo a raggiungere la parità con le storie attuali e quindi anziché avere 12 storie di Zagor all’anno, i lettori ne potranno leggere solo 8 sebbene in albi con maggiore foliazione che giustifica anche i due euro in più del prezzo di copertina. Perché questo cambiamento? La serie vende all’incirca 14.500 copie secondo dati ufficiosi e di questi tempi non è poco. Però, questo dato si riferisce all’inizio dell’anno ed è possibile che l’editore in questo modo intenda ridurre i costi di produzione, poiché manderà in stampa ogni anno meno pagine ma con un rapporto sul prezzo più o meno invariato.

Questo cambiamento però getta un’ombra sul futuro della collana e lascia intendere che l’editore non crede molto nella stabilità della serie che poggia esclusivamente sull’effetto nostalgia dei fan zagoriani, sempre più ai ferri corti con il curatore Moreno Burattini. Di questa serie, tempo fa presi i primi 16 numeri in un’offerta nell’usato a 1,00 euro al pezzo. Un affarone che mi permise di capire meglio i contenuti di una serie classica tuttavia intrisa di troppe ingenuità, anche narrative, con storie costruite per un pubblico come quello dell’epoca con poche velleità culturali. Che cosa ne sarà di Zagor Classic? Questo cambiamento permetterà alla collana di uscire ancora? La crisi è ovunque molto sentita nel mondo editoriale fumettistico italiano e oggi si è abbattuta su Zagor.

La Panini Comics vuole comprare la Sergio Bonelli Editore?

Panini si compra Bonelli? In questi giorni, è tornata a circolare la voce (in realtà, circola da molti anni), secondo cui la piccola multinazionale di Modena, nota per le figurine dei calciatori, starebbe per comprarsi la Bonelli Editore. Ne ha parlato uno youtuber in questo video. La prima domanda é: cosa c’è di vero? Beh, di vero c’è solo che la Bonelli è in crisi da anni e in un limbo in cui Sergio Bonelli negli anni l’ha confinata. Proprio per questo non è molto appetibile per altri.

Bonelli oggi è quel che i 140.000 lettori di Tex gli consentono di esistere, tutto il resto sono frattaglie così a livello solo teorico l’unica cosa che, in via Buonarroti, a Milano potrebbe risultare succulenta sono solo i diritti di Aquila della Notte, comprato da un pubblico di 60enni ed oltre. Il resto, come detto, è il nulla. Tra vecchissime scorie di Zagor e qualcuno che considera Dylan Dog un fumetto serio, per un acquirente vi è poco da vedere. Quindi tranne Tex a Panini che interessa?

Se Panini vuole comprare Bonelli, significa che la famiglia vuole vendere. Non è un segreto che l’attuale boss non abbia una gran volontà di continuare poiché non ha più mercato tra i giovani e vive solo grazie all’abitudine dei vecchi di comprare Tex. Il western inoltre, è cotto come genere. L’horror è finito 40 anni fa e l’avventura di Zagor e la fanta di Nathan Never sono generi anch’essi finiti. Se Panini comprasse Bonelli dovrebbe azzerare tutto questo, ma soprattutto direbbero ai tipi della Bonelli: ok, ci prendiamo Tex, Zagor, forse Dragonero, ma non vogliamo avere nulla a che fare con i vecchi autori. Gli accordi che avete con loro non ci riguardano e non vi subentreremo. 

Posto che Panini volesse comprarsi Bonelli, quale sarebbe il prezzo? Mondadori ha preso la Star, che contende a Panini il posto di primo editore italiano per 28 milioni di euro. Bonelli potrebbe costare molto meno poiché dal piatto Panini Comics pretenderebbe di togliere tutto il vecchiume e gli accordi con vecchi autori che già dovrebbero essere a carico dell’Inps. E c’è poi da rilevare che Panini è abituata a tradurre e stampare fumetti, non a produrli. Se avere la Bonelli significasse doversi sobbarcare il peso degli autori non converrebbe iniziare una trattativa per l’acquisto.