Diabolik (Anno LXIII) n. 6-2024 (928): una pedina non riuscita

Mario Gomboli continua a latitare come soggettista e la qualità delle storie inizia a risentirne in misura non più contenibile e così anche l’avventura dell’inedito n. 6-2024, corrispondente al n. 928 di Diabolik, comincia bene grazie al classico imprevisto che costringe il re del terrore a modificare i suoi piani e salvare la sua amata, ma con una conclusione talmente scontata da far sbadigliare fino all’ultima pagina. I testi di Tito Faraci, che ha partecipato al soggetto ideato da Marcello Bondi, rendono meno noiosa una storia che altrimenti non avrebbe avuto alcun profilo degno di nota. Anche i disegni di Sandro Giordano, con chine di Jacopo Brandi e retini di Vasco sono stati una delusione con espressioni troppo spente e scene costruite senza dinamicità.

La storia comincia nel modo più classico con Diabolik ed Eva alla guida della loro Jaguar inseguiti dalla polizia. Mentre stanno per superare un incrocio, una macchina a tutta velocità li travolge in pieno. Eva è ferita in modo grave e Diabolik, malconcio ma ancora in grado di operare, è costretto a lasciarla lì con il proposito di liberarla in un secondo momento. E’ già accaduto altre volte e Diabolik è sicuro di poter salvare Eva come in passato. Ginko approfitta dell’occasione per tendere la classica trappola al suo nemico avendo in mano sua Eva Kant. Il piano sembra perfetto: una poliziotta di nome Nadia Stormer, prenderà il suo posto indossando una delle maschere in possesso della polizia e quando sarà organizzato il suo trasporto presso il carcere di Asen, scatterà la trappola che consentirà di acciuffare Diabolik. Solo che stavolta anche Ginko subisce l’imprevisto.

Durante il trasporto infatti un gruppo armato blocca il convoglio e rapisce Eva Kant, o meglio Nadia Stormer con la maschera di Eva. A ordinare il sequestro è il boss Marcello Kovach, che è venuto a sapere della presenza di Eva in ospedale grazie ai suoi informatori. Kovach contatta colui che pensa essere Diabolik (in realtà, è Ginko che risponde alla chiamata di Nadia) per chiedergli di eliminare un giornalista tenuto sotto sorveglianza che deve testimoniare contro di lui in un maxi-processo. Se lo farà, poi libererà Eva. Ginko inscena la falsa eliminazione del giornalista così da tenere a bada per il momento Kovach, convinto che sia stato Diabolik ad eseguire il lavoro per lui. Il vero Diabolik intanto non capisce ciò che sta accadendo e si chiede perché i rapitori non lo contattino per concordare un riscatto per Eva e inizia a sospettare di talpe nell’ospedale.

Grazie alle sue conoscenze nella malavita, riesce a risalire la catena di informatori che dall’ospedale lo hanno portato a scoprire l’identità del rapitore, il boss Marcello Kovach. Una volta penetrato nella sua villa bunker e sistemati i suoi uomini, si accorge che la donna che ha davanti stesa sul letto non è Eva, ma una poliziotta. Dalla sua scheda risulta che si è sottoposta al trattamento anti-pentothal e così inscena un trucco per carpire da lei le informazioni che gli servono. Indossa una maschera di Ginko e induce Nadia a parlare. Una volta capito che la vera Eva si trova ancora in ospedale, la raggiunge subito e con la collaborazione del medico che l’aveva in cura, la libera. La trama non era male, ma il finale è stato fin troppo banale con l’ispettore Ginko che, in pratica, funge da spettatore degli eventi. Si sente la mancanza di Gomboli in qualità di soggettista.

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