I fumetti pirata di Mazinga e Goldrake “arrivano” in edicola

Quando, sul finire degli anni ’70, la tv italiana venne invasa dai primi anime, quelli dei robottoni di Go Nagai erano i migliori. Più che come anime, erano noti come cartoni animati giapponesi, quasi come se si volesse dargli una etichetta ben poco lusinghiera in quanto giudicati troppo violenti secondo i canoni di allora, però agli occhi dei giovani erano e sono tuttora rimasti dei miti insuperabili. Fu quasi naturale ai tempi che i del fan, che non riuscivano ad aspettare la puntata successiva di Goldrake (il primo ad arrivare nel 1978) o del Mazinger Z (seguiti da tutti gli altri sulle reti locali) andassero in edicola per leggere e “avere tra le mani” i loro beniamini.

Salve, avete il fumetto di Mazinga o di Goldrake? Chiedeva il genitore che accompagnava il figlio che non vedeva l’ora di avere i suoi miti a colori (perché la tv in molte case italiane era ancora in bianco e nero). Di serie ce n’erano eccome, poiché gli editori avevano capito che con il Goldrake di Nagai si era aperto un nuovo settore del mercato per l’editoria. Con la sola eccezione della serie del Great Mazinger nella versione di Gosaku Ota proposta dalla Fabbri, erano tutte edizioni pirata. Per la verità, non é detto che la serie della Fabbri fosse regolare. Ai tempi chi controllava?

Great Mazinger o Il Grande Mazinga venne proposto per intero in 25 albi spillati di 32 pagine, formato 17×23,4 al prezzo di 500 lire. La Fabbri colorò le tavole, dopo averle ribaltate così per agevolare la lettura in Italia. La scelta cadde sulla versione di Gosaku Ota, molto più simile alla trama della serie anime e superiore come realismo dei disegni. Non si conoscono i dati di vendita, ma non dovettero essere positivi, perché dopo di allora (era il novembre 1979), Fabbri propose un altro paio di cartonati di formato 22,5×29. In edicola erano arrivate le edizioni pirata.

Si sosteneva che quelle riviste uscivano dietro una licenza Rai, ma c’era da dubitare che la Rai potesse concedere licenze di pubblicazione dei personaggi degli anime, i cui diritti non le appartenevano. I nipponici non ne sapevano nulla. Quando, una decina di anni dopo, Nagai e soci lo vennero a sapere, si arrabbiarono parecchio non avendo intascato la loro parte di royalty. Uno degli editori più attivi era Edizioni Flash, che iniziò a proporre un manga pirata di Goldrake nel 1979. La serie era un settimanale che uscì per 104 numeri fino al 21 gennaio 1981 e raggiunse, secondo il sito Retronika, delle punte di 100.000 copie. Un vero e proprio boom per l’epoca.

Il prezzo era di 300 lire, basso per l’epoca (se paragonato ai fumetti dei supereroi della Corno), che uscivano nello stesso formato spillato (sia pure di poco più grande). Erano vendite molto alte. La tiratura di Goldrake era di 120.000 copie e il venduto, come s’è detto sopra, di 100.000. Il reso era quindi poco più del 10% (oggi in media, il reso dei fumetti pubblicati in Italia va dal 50 al 70%). I disegni erano opera di artisti non solo italiani ma anche di case francesi, spagnole e tedesche dato che anche nei loro Paesi gli anime di Go Nagai avevano avuto un enorme successo. Anche li si pubblicava senza licenza, in nero e senza che i giapponesi (e lo stesso Nagai) ne sapessero.

Edizioni Flash era una casa editrice della Liguria di proprietà di Giovanni Carozzo, che aveva ottenuto i diritti dalla Sacis, una società che gestiva per conto della Rai la vendita dei prodotti. Ma ci si domanda ancora: la Sacis aveva il potere di concedere la licenza sui fumetti su Goldrake e soci? Oggi sappiamo di no, però i soldi li hanno incassati uguale. I disegni erano brutti e colorati in maniera indegna. Goldrake era di colore azzurro. Mah! Tra i disegnatori arruolati per quella roba c’era l’italiano Massimo Pedretti e uno spagnolo, Joachin Chacopino. Edizioni Flash ha chiuso nel 1996.

Carozzo ha rilasciato una intervista in cui ha parlato di come riuscì a pubblicare Goldrake in Italia nel 1979. Edizioni Flash si occupava più che altro di figurine di serie a cartoni della tv e con Goldrake si fece un vero e proprio esordio (i diritti delle figurine erano state ottenute dalla Edierre di Roma). Attraverso Fabrizio Melegari della società Interpublishing, Carozzo contattò Chacopino per le tavole di Goldrake. Il lavoro della Flash consisteva nel redigere le sceneggiature che venivano passate al disegnatore. Ignoti erano gli scrittori, ma Carozzo vi collaborava.

Edizioni Flash proposte una rivista mensile, Telestory, ma con le storie di altre serie come Gatchman, Astrorobot e Star Blazers), il quale però non raggiunse il successo di Goldrake. Secondo Carozzo, Goldrake aveva tanto successo per i riferimenti alla cultura cattolica, del Salvatore (in questo caso, Actarus) disceso dal Cielo per salvare gli umani. In effetti, stando a quanto dichiara Carozzo, tirava solo Goldrake e verso la fine del 1982 il mercato dei fumetti pirata di Go Nagai era entrato in crisi. Fu per questo motivo che poi Edizioni Flash si interessò di altri generi di prodotti.

L’altro grande successo del tempo fu il fumetto di Mazinga Z, che fu proposto dalla Edierre, che in quel momento era diretta concorrente della Edizioni Flash. Il fumetto esordì il 25 gennaio 1980 con prezzo di 400 lire. Il formato era più grande di Goldrake, 18×26,5 (simile ad un comic book) e la periodicità settimanale. Ne uscirono in tutto 22 numeri. Non fu un successo (Goldrake, infatti, era durato per 104 settimane) e l’edizione era parecchio povera con appena 18 pagine. Non era l’unica serie di Mazinga. Nel 1980 usciva Mazinga Z Rai Tv, quindicinale di 32 pagine in b/n.

Il formato era 16,8×24 e come la serie della Edierre andò molto male. Uscirono in tutto 11 numeri venduti al prezzo di 700 lire, un prezzo alto per l’epoca e forse i genitori non avevano tutta questa voglia di spendere tanto per far contenti i loro figli. Il direttore responsabile, oltre a Luigi De Rossi, il proprietario di Edierre, era anche Andrea Mantelli, autore di molti fumetti per la Bonelli in quel tempo (ed oggi ristampati nella collana Le Storie Cult). Infine sempre nel 1980 arrivò un mensile, ancora di Edierre, dal titolo Mazinga Z, che durò 4 numeri dal gennaio al maggio di quell’anno.

Si trattava della collana più costosa. Il prezzo era di 1500 lire, che nel 1980 era tante ed ogni numero era costituito da 64 pagine di grande formato (20,9×28). Non c’era storia, Goldrake aveva battuto tutti e se non vi fosse stata una campagna mediatica per togliere gli anime robotici dalla tv dello Stato (in parte perché molti temevano il successo degli anime nagaiani) con la scusa dei contenuti violenti, è probabile che anche le varie serie a fumetti pirata avrebbero avuto più successo. Con la sparizione dalla Rai dei vari Mazinger e soci il mercato andò in crisi. Gli anime continuarono sulle reti regionali ma per il fumetto ormai non c’era più spazio, anche se pirata.

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