La crisi della Bonelli: devastata da un decennio di grandi errori

Chi dopo avere letto il mio articolo di ieri si è convinto che la crisi della Sergio Bonelli Editore sia un evento recente, magari provocato o aggravato dalla fanta pandemia e dal successivo conflitto ucraino è in errore. La Bonelli è in crisi da molti, molti anni e la causa principale è da attribuirsi alla mancata volontà di Sergio Bonelli di aprirsi alla modernità e di modernizzare il suo universo di personaggi, a partire da Tex. In quanto impresa a conduzione familiare, fino a quando un pubblico ingenuo ha comprato le storie inverosimili di Zagor o quelle ripetitive di Tex e poi quelle pseudo horror di Dylan Dog e tutto andava bene, nessuno in via Buonarroti pensava o immaginava che si era all’inizio di un disastro (che continua ancora oggi). Finché la barca va… lasciala andare…

Oggi però questa barca è alla deriva, spinta dalla corrente verso l’ignoto e se fino ad oggi non ha incontrato alcuno iceberg che l’avrebbe fatta colare a picco, è solo per una questione di pura fortuna, legata alle vendite, ancora buone, della serie mensile di Tex, senza le quali oggi Bonelli non esisterebbe più. Qualcuno, intervenendo nei commenti sulla mia pagina Facebook, non ha gradito molto i dati forniti, che per la verità, sebbene ufficiosi, girano nelle conversazioni degli addetti ai lavori, se ne parla liberamente alle fiere del fumetto o in chat private e molte di queste voci sono arrivate a me, che ho poi riportato a voi. Con le sue 140.000 copie, Tex è ancora il primo fumetto italiano, nonostante le trame ripetitive, noiose e sterili del suo curatore Mauro Boselli e grazie al fatto che il pubblico texiano è abitudinario, legge la stessa solfa da più di mezzo secolo, non si lamenta mai e considera chi scrive su Tex un genio della letteratura. Ma c’è un problema.

Un grosso problema perché per Tex non si è avuto un ricambio generazionale. Oltre il 90% dei suoi attuali lettori hanno più di 60 anni, mentre tra i giovani, oggi legati ai manga, il vecchio Aquila della Notte è ignoto. Qualcuno ha provato a fare leggere Tex ai nipoti per distrarli da Naruto, One Piece o altri fumetti giapponesi, ma il risultato è stato drammatico. Chi è Putifarre?, la prima domanda. Per chi non lo sapesse, il vecchio Kit Karson esclama sovente l’espressione Gran Putifarre per descrivere la sorpresa davanti ad una scena sorprendente. Putifarre è un personaggio biblico, la cui figura ricorre nella storia di Giuseppe nel libro della Genesi. Si trattava di un ebreo che acquistò come schiavo Giuseppe che era stato venduto come schiavo dai suoi fratelli.

Colpito dalle grandi capacità del giovane, Putifarre decise di nominarlo prima suo servitore personale e in seguito, maggiordomo e amministratore dei suoi averi. Poi però le cose girarono male. La moglie di Putifarre si invaghì di Giuseppe e costui fuggì per non tradire chi lo aveva tratto dalla schiavitù. La moglie, da grande troia, si vendicò di lui calunniandolo e quell’ingenuo di Putifarre le credette. Giuseppe cadde di nuovo in schiavitù ma poi venne liberato dal faraone. Nessun lettore giovane si sognerebbe mai di fare ricerche per sapere chi è Putifarre o di vedere il celebre film Giuseppe venduto dai fratelli. L’esempio di Putifarre è perfetto per dimostrare che Tex, anche come linguaggio, non solo per temi, genere e scenari, è un fumetto per vecchi. Basterebbe, però, togliere Putifarre e sostituirlo con una esclamazione più moderna e magari qualcuno potrebbe capire cosa dice o comunica Kit Carson, ma ciò apparirebbe un sacrilegio per il suo pubblico.

E così in casa Bonelli hanno deciso di restare intrappolati nel passato e di andare avanti con lo sfruttamento di ciò che resta del loro pubblico di vecchi per poi chiudere quando questo pubblico non esisterà più per raggiunti limiti di esistenza fisica. Negli ultimi dieci anni però il calo delle vendite ha assunto una dimensione drammatica a causa del mancato ricambio generazionale. Con la fine del secolo XX non sono arrivati nuovi lettori e così il primo decennio del nuovo secolo ha aperto la crisi della Sergio Bonelli Editore. Nel 2012 il gestore del sito Fumettologica, Matteo Stefanelli, andò in via Buonarroti e parlò con l’allora direttore editoriale, Mauro Marcheselli per farsi dire quanto vendevano i fumetti di Tex e soci. E riportò i dati nella tabella che vedete qui sotto.

Questi dati, arrivando dal vertice Bonelli, si possono considerare ufficiali. Due anni dopo andò di nuovo in via Buonarroti e si fece dare nuovi dati di vendita. Dal confronto tra i dati del 2012 e i dati del 2014 si evince in maniera chiara di quanto, in soli due anni, le vendite della casa editrice fossero calate. Un calo che non si è mai fermato, che continua anche oggi, come dimostrato dal mio articolo di ieri, in cui ho riportato i dati delle vendite aggiornati al 2024 (i primi mesi dell’anno).

In soli due anni, Tex era sceso da 210.000 a 190.000 copie, quindi 20.000 lettori persi con una media di 10.000 lettori spariti all’anno. Con le attuali 140.000 copie del 2024, si può dire che Tex in dieci anni ha perso 50.000 lettori, molto meno di quanto perduto nel biennio 2012-2014 ed è probabile che il “calo del calo” sia dovuto all’arrivo di Mauro Boselli come curatore, benché oggi il “Bos”, come lo chiamano i suoi collaboratori sia in declino totale. Ma molto peggio sono andati gli altri personaggi. Dylan Dog è uscito male dalla gestione di Roberto Recchioni e se nel 2012 vendeva 140.000 copie, oggi vende 45.000 copie. Quindi, in un decennio l’indagatore dell’incubo ha perso circa 100.000 lettori. Meglio di tutti sta messo Zagor che, al di là della guerra che i fan duri e puri dello Spirito con la Scure hanno dichiarato al suo curatore Moreno Burattini, resiste bene, avendo perso in dieci anni appena 10.000 lettori. Nessun personaggio però ha guadaganto.

E questo è il dato che preoccupa di più in via Buonarroti, poiché non si può andare avanti sempre in calo. Prima o poi, si arriverà al punto che le vendite saranno calate al punto da dover chiudere baracca e burattini. E’ possibile oggi per la Bonelli modernizzarsi ancora? Si, ma finora tutte le iniziative portate avanti dalla coppia Airoldi e Masiero, rispettivamente numeri 1 e 2 della casa editrice, sono andate male. Dei tanti personaggi lanciati, solo Dragonero resiste ancora, sebbene dal 2012 ad oggi abbia perso la metà dei lettori. La Bonelli se l’è cavata aumentando il prezzo delle testate ogni 2-3 anni però oggi spendere 4,90 euro per un albo di 96 o 114 pagine, nell’attuale situazione di crisi generale, è diventato difficile. L’errore commesso dalla Bonelli è stato di impostare i nuovi personaggi secondo i dettami della narrazione ufficiale dell’attuale sistema politico della sfera occidentale (dominato da massoneria, lobby sataniste e finanza criminale).

E così anziché costruire personaggi basati sui gusti e gli interessi del pubblico, si è finiti con il proporre personaggi da “mondo al contrario”, come direbbe il generale Vannacci. E così bisogna fare finta che la devianza, anziché interessare la medicina, sia invece un normale orientamento dei gusti sessuali o che sia normale riconoscere la cittadinanza a chi ha un colore della pelle diverso (il che può avvenire sulla carta, ma ciò che rende una persona parte di una Nazione, è un insieme di fattori, tra cui anche il colore della pelle). O addirittura fare finta che chi viene sui barconi dall’Africa lo fa per scappare da guerre e persecuzioni, quando invece ciò è il frutto di un preciso disegno di sostituzione etnica orchestrato da Soros. Tex ha avuto il suo successo fino a quando ha riscontrato i gusti del pubblico, beneficiando del ricambio generazionale. Ma poi è crollato quando è stato intrappolato nella dimensione radical chic con Mauro Boselli ed altri autori di sinistra.

Un personaggio nuovo Bonelli dovrebbe essere un ricettacolo di idee come quello del generale Vannacci, magari potrebbe trattarsi di un duro poliziotto che lotta contro il crimine, le lobby ed altro. Ma tutto ciò viene bollato come razzismo dai vertici bonelliani e così tutto resta fermo nel suo immobilismo e guai a mettere in discussioni i principi dei padroni del discorso, sebbene tutto ciò condanni le serie della Bonelli a marcire sugli scaffali delle edicole, come sta avvenendo.

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